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Il franco è la moneta utilizzata in diversi nazioni. Diviso in 100 centesimi, prima dell'introduzione dell'euro era la moneta ufficiale di Francia, Belgio e Lussemburgo ed aveva corso legale anche in Andorra ed a Monaco. Attualmente è ancora adottato in Svizzera, Liechtenstein ed in alcuni dei paesi africani di lingua francese.
Il primo franco (franc à cheval) era una moneta in oro coniata in Francia il 5 dicembre 1360 per il pagamento agli inglesi del riscatto richiesto per liberare il re Giovanni II il buono, dopo la sua cattura nella battaglia di Poitiers il 18 settembre 1356 durante la Guerra dei Cento Anni. Il peso della moneta era di 3.885 g ed il valore corrispondeva ad una libbra tournois, sistema monetario derivato da quello introdotto da Carlo Magno. In particolare, il nome "franco" deriva dall’iscrizione in latino "francorum rex" ("re dei francesi") presente su questa moneta. Fu abolita come moneta legale da Luigi XIII nel 1641 con l'introduzione del "Luigi d'oro" (o scudo: "ecu"), ma il nome franco continuò a venire utilizzato nel linguaggio comune.
Il franco fu riadottato come moneta nazionale in Francia nel 1795 con la decimalizzazione del sistema monetario introdotta dalla Rivoluzione Francese. Le prime monete furono in rame di tipo "Dupré" con valori da 5, 10 e 20 centesimi, oltre ad una moneta da cinque franchi in argento tipo "Ercole".
Con Napoleone fu introdotto un sistema monetario basato sul bimetallismo tra oro (usato per le monete di valore maggiore) ed argento (per le monete di valore inferiore). La moneta da un franco era d'argento con un peso di 5g ed un titolo di 900/1000, al quale corrispondevano 4,5 g d'argento fino; in argento si avevano monete da 5, 2 ed un franco, oltre a frazioni da 1/2 e 1/4 di franco; le monete da 40 e 20 franchi furono invece coniate in oro, con la moneta da 20 franchi da 6,45g ed un titolo di 900/1000. L'equivalenza tra il valore dell'oro e dell'argento che ne derivava era un rapporto di 1:15,5 tra dei due metalli. Le monete da 5 e 10 centesimi, infine, continuavano ad essere coniate in bronzo.
Con le conquiste di Napoleone Bonaparte, sistemi monetari con la stessa struttura del franco francese si diffusero in gran parte dell'Europa; anche se temporaneamente e parzialmente aboliti durante la restaurazione, tornarono in auge con la creazione dei moderni stati europei.
In Italia, il 21 marzo 1806 il Regno Italiano adottò un sistema monetario basato sulla lira, ma con una struttura analoga a quella del franco napoleonico. La lira fu successivamente adottata anche nel Regno di Sardegna nel 1816 e dal Regno d'Italia nel 1862 dopo l'unificazione. Il Regno del Belgio adottò il franco nel 1832 a seguito dell'indipendenza ottenuto dal regno d'Olanda; nel 1848 venne seguito dal Lussemburgo e nel 1850 dalla Svizzera.
Nel 1865 per stabilizzare i cambi tra i paesi dell'area del franco, Napoleone III re di Francia, Leopoldo II re del Belgio, Vittorio Emanuele II re d'Italia di e la Confederazione Svizzera dettero vita all'Unione Monetaria Latina, alla quale nel 1868 aderì anche Giorgio I re di Grecia. Con quest'unione, franco, lira e dracma garantivano un valore pari al contenuto di 4.50g argento o 0.29g di oro fino per ogni unità di valuta, confermando il rapporto tra argento ed oro di 1:15,5 già utilizzato per il franco francese; in questo modo era permesso il libero scambio tra i paesi dell’Unione, con un rapporto di 1:1 tra le varie monete. A seguito, però, delle difficoltà del bimetallismo a mantenere un rapporto fisso tra le monete coniate nei due metalli al variare del valore di mercato di oro e argento, nel 1870 quasi tutti i sistemi monetari si convertirono al Gold standard, con l'oro come unico metallo utilizzato per garantire il valore della moneta; questa situazione rimase stabile fino al 1914.
Il valore del franco francese scese notevolmente dopo la prima guerra mondiale, a causa dell'inflazione derivante dalle spese di guerra e dai costi della ricostruzione. Nel 1926 il Belgio decise di uscire dall'Unione Monetaria Latina, che cessò di esistere alla fine di quell'anno, ed adottò una svalutazione che portò all'introduzione del Belga da 5 franchi, una moneta d'oro utilizzata per transazioni internazionali. Rimase, invece, in piedi l'unione monetaria tra Belgio e Lussemburgo del 1921, che, anzi, si trasformò nel 1932 in una un'unione economica tra i due paesi, con il franco belga ed il franco lussemburghese convertibili ad un tasso di 1:1. Nel gennaio del 1960, anche in Francia il franco subì una pesante svalutazione, con l’emissione di nuovi franchi con un valore pari a 100 di quelli precedentemente in circolazione; i vecchi franchi continuarono ad essere utilizzati come centesimi della nuova moneta.
Nel 1945, con la fine del colonialismo, 14 paesi che formavano la "Communauté financière africaine" in Africa occidentale e la "Coopération Financière en Afrique centrale" in Africa equatoriale, adottarono il franco CFA come valuta: il cambio era inizialmente pari a 1.7 franchi francesi, ma nel 1948 passò a 2 franchi, nel 1960 scese a 0.02 nuovi franchi e dopo il gennaio 1994 fu ulteriormente ridotto a 0.01 franchi. Nelle ex colonie francesi del Pacifico, invece, fu introdotto il franco CFP (Colonies françaises du Pacifique), con un cambio pari a 0.055 franchi francesi.
Con l'introduzione dell'euro, il corso legale del franco francese ebbe termine il 17 febbraio 2002, con un valore di conversione fissato a 0.152449 euro. Il franco belga ed il franco lussemburghese, con un rapporto fissato a 0.024789 euro, terminarono invece di avere corso legale il 28 febbraio 2002.
Analogamente a quanto avvenuto in Francia, Belgio e Lussemburgo, anche il Principato di Monaco, che pure non fa parte dell’Unione Europea, abbandonò il franco monegasco, strettamente legato a quello francese, per passare all'Euro.
Unico paese che continua ad utilizzare il franco come moneta è la Svizzera, che difende la forza del franco svizzero come una delle valute più forti del mondo, franco svizzero utilizzato anche nel vicino Liechtenstein.